Pagine

Cardo mariano

Silybum marianum (L.) Gaertn., Asteraceae



Nome Scientifico Silybum marianum (L.) Gaertn.
Famiglia Asteraceae
Nomi comuni Cardo di Santa Maria, cardo latteo, cardo lattario, cardone, silibe

Habitat Ruderi e incolti, ai margini di campi abbandonati e ai bordi di strade campestri; 0-1.000 m.
Forma biologica H bienn
Tipo corologico Mediterraneo-turanico
Antesi Maggio÷luglio
Raccolta Foglie e getti in marzo-aprile, le infiorescenze in maggio-giugno, le radici a fine estate.
Parte edibile Foglie, fiori, radici.
Edibilità 5/5

Descrizione Pianta erbacea glabra e spinosa alta 50-150 cm, con robusto fusto eretto, semplice o poco ramificato, radice cilindrica spessa e ramificata. Biennale, il primo anno produce una rosetta basale, nel secondo sviluppa lo scapo fiorale. Le foglie sono pennatifide, lucide, coriacee e screziate di bianco, il margine è ondulato e sinuato-lobato, i lobi terminano in forti spine. I fiori porporini sono ermafroditi e riuniti in grandi capolini, solitari alla sommità dei fusti. Le squame dell’involucro sono glabre e terminano in una lunga punta acuta ricurva.

In cucina Il cardo mariano è generoso, si usa durante tutto il periodo vegetativo: i giovani getti a primavera, poi le coste delle foglie (liberate dalla lamina e dalle spine), i capolini in maggio-giugno, le radici a fine estate. Si prepara cotto o crudo come cardi e carciofi. Per le sue proprietà curative prima che per le proprietà organolettiche aromatico-amaricanti, la pianta seccata entra nella preparazione di liquori digestivi.

Specie simili Unica specie del genere Silybum, è difficile confonderlo con altri “cardi” reperibili spontanei per le nitide screziature bianche molto evidenti e la mancanza di peluria sulle foglie, lucide, larghe.

Storia Cardo mariano, la storia

Foto Marina Faggioli